giovedì 2 aprile 2020

Silvia Romano

Stamattina bevendo il primo caffè della giornata ho pensato che sì, questa mia è una fissazione.
Perché perfino in giorni di pandemia non riesco a dimenticare Silvia Romano.
Mi permetto di rinfrescarvi la memoria: Silvia Romano, che il 13 settembre scorso ha compiuto 25 anni, è stata rapita il 20 novembre 2018 a Chakama (Kenya) da un gruppo di criminali. La ragazza si trovava lì come volontaria e si dedicava ai bambini e giovani aiutandoli ad andare a scuola.
Due degli otto colpevoli (Moses Luwali Chembe e  Abdalla Gababa Wario) dovevano essere ascoltati in tribunale l'11 marzo scorso,  mentre il terzo: Ibrahim Adan Oma è fuggito ed è latitante.
In tutto questo,però, proprio di Silvia non c'è notizia ufficiale. Si dice che sia stata venduta ai terroristi somali di Al Shabaab, ma il silenzio su di lei, come dicono i giornalisti quelli buoni, è assordante.
Perché mi ha preso questa fissazione?
Perché anche io sono stato a lavorare in Uganda due volte, e ho conosciuto ragazzi e ragazze come lei di nazionalità italiana, spagnola e francese, e poi, credetemi, in Africa si capisce una cosa: il valore della vita è diverso. Morire e Vivere sono molto più vicini di quanto accada qui da noi (che poi se consideriamo i femminicidi...). La rassegnazione con cui gli africani accettano la morte propria e dei propri cari fa il paio con la spietatezza della criminalità che dispone di armi e mezzi, quelli si, molto al passo con i tempi.
Ci sono state, poi, reazioni che mi hanno davvero fatto turbinare i testicoli, sapete quelle di stampo: “E che c'è andata a fare in Africa 'sta stupida? “ “Ma non poteva assistere i poveri a casa sua?” “Questa non c'aveva un cazzo da fare e mo' si vede i cazzi suoi.”
Tutte cose dette da persone per le quali, probabilmente, il massimo di condivisione  è rappresentato da uno o due euro del carrello del supermercato lasciati al “negro che sta nel parcheggio e guadagna sicuramente più di me e non paga nemmeno le tasse!”
Silvia aveva bisogno di sporcarsi le mani, e la capisco, perché se non vedi, se non condividi davvero, non capisci quanto può essere fuori da ogni schema la vita di tutta quella parte di mondo.
Lei per me rappresenta lo slancio giusto nei confronti dei “meno fortunati” (altra definizione del cazzo) e vorrei tanto che tornasse al più presto sana e salva dai suoi genitori.
Ecco perché non dimentico Silvia Romano

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