sabato 30 maggio 2020

Fotografie

Fa parte del mio lavoro scattare foto. Sono le immagini che vanno a documentare l' esame ecografico, particolarmente quando viene fatto durante una gravidanza.
Non sono immagini artistiche, ma servono a dimostrare che il bambino sta crescendo bene e sano.
Ma sono foto.
Ovvero immagini che dicono: "Oggi, 30 maggio 2020, questo bambino sta bene." Immagini che fermano un attimo specifico.
Allo stesso tempo, però, io non sopporto di essere fotografato e non mi piace (soprattutto) aprire vecchi album, scatoloni o scorrere gallerie di foto digitali.
Quelle rare volte che mi succede, lo faccio da solo.
Perché liberare delle foto espone sempre al pericolo di emozionarsi, in positivo come in negativo,
Si può passare dal sorriso alla lacrimuccia in un attimo.
Mi imbarazza condividere.
Le foto dei luoghi dove sono stato sono, per me, più accettabili, di solito mi suscitano qualche curioso aneddoto e quasi nessuna nostalgia.
E poi, soprattutto, non amo vedermi in foto così come non amo sentire la mia voce registrata, perché nessuna delle due corrisponde alla percezione che ho di me.
Non parliamo dei selfie in pochi o in tanti, sono un male necessario al quale talvolta mi sottopongo per quieto vivere.
So di essere nato nei giorni del segno astrologico del sagittario, un segno che viene rappresentato talvolta da una freccia lanciata, e, anche se le stelle non hanno alcun influsso sulla mia vita, questo simbolo mi rappresenta bene.
Sono una freccia cicciona che attraversa l'aria diretta a centrare un bersaglio a me ignoto, guardo in avanti e basta.
Però ci sono anche foto che mi piace guardare, e su Instagram ci sono tre amici: Pino D'Emilio (@pelagiodafro4), Alessandro Morbidelli (@alessandro_morbidelli) ed Angelo Canaletti (@angelo_canaletti), che mi affascinano con i loro scatti da guardare in silenzioso godimento.
Mentre bevo un caffè.


giovedì 28 maggio 2020

Non Respiro

Guardando la serie TV WATCHMEN mi chiedevo come mai la questione razziale fosse così presente in una serie USA.
Questo perché sono un idiota.
Perché credevo che negli USA il razzismo fosse quasi scomparso.
E invece, con impressionante regolarità, si verificano episodi di aggressioni ai danni di membri della popolazione afro-americana da parte della polizia.
“Non riesco a respirare.” Ha detto George Floyd, l'ultima vittima.
Una frase che i miei colleghi che lavorano in rianimazione hanno sentito spesso negli ultimi mesi, ma stavolta non era colpa di un virus che invadeva i polmoni, era colpa del ginocchio di un poliziotto sulla gola.
E io che relegavo cose del genere a romanzi, film e serie di un certo tipo.
Che cretino!
L'ho già detto.
Non meritiamo di sopravvivere al Coronavirus.

martedì 26 maggio 2020

Post triste

E nonostante tutto, la vita va avanti.

Ironico che questa frase voglia anche dire che la morte va avanti, perché ogni giorno che passa si avvicina sempre di più.

Mi sono svegliato allegro oggi, eh?

In realtà sto come al solito.

Anche questa mattina sono andato a vedere quanto fosse sveglia Ida, la madre di mia moglie, che assistiamo in casa e che soffre di una forma mista di Alzheimer Parkinson denominata PSP (paralisi sopranucleare progressiva).

A partire da dopo Pasqua sta peggiorando, dorme sempre di più, e darle da mangiare è sempre più complicato.

Insomma, ci sta salutando.

Avete presente la storia di Benjamin Button? Quello che nel film nasce vecchio e muore neonato?

Sta succedendo a Ida, solo che la sua involuzione verso il neonato è solo del sistema nervoso, non dell'intero organismo.

Perché vi tedio con queste riflessioni?

Perché mi fa male salutarla così, mi fa male vedere che la sua malattia le ha tolto (e mi ha tolto) alcuni momenti che condividevamo insieme come vedere l'Eredità la sera mentre la davo la cena.

Adesso lei mangia ad occhi chiusi, quasi dormendo, e io mi ostino a tenere la TV accesa, ma non ci sarebbe quasi più motivo.

E penso che se a me fa male, quanto male farà a mia moglie e (quando potranno venire a trovarla) ai suoi fratelli che vivono a Roma e a Napoli.

Loro, tra l'altro, non hanno vissuto la progressione, ma la rivedranno peggiorata di parecchio dopo quasi quattro mesi.

Ma posso essere così stupido, a sentirmi triste per una “suocera”?

Mi sto rammollendo con la vecchiaia.

Comunque non mi arrendo, al pomeriggio un cucchiaino di cremina zucchero/caffè continuerò a darglielo finché posso.

sabato 23 maggio 2020

Falcone

23 maggio 1992: attentato di Capaci, muore Giovanni Falcone.
Ieri, in radio, ho risentito questa sua frase:
«L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio, è incoscienza.»
Sono parole forti, di quelle che ti fanno pensare ad un uomo granitico, di quelle che potrebbe pronunciare l’eroe di un film di Hollywood (lungi da me offendere la memoria di Falcone e della sua scorta con un simile paragone, sia chiaro) prima di entrare nel covo dei cattivi dove, armato solo del proprio coraggio, ucciderà tutti gli scagnozzi e assicurerà il capo alla giustizia.
Nella vita reale, però, va diversamente. Come sappiamo tutti.
Ventotto anni dopo i suoi colleghi proseguono ad arrestare mafiosi, commissariare consigli comunali, addirittura emettere avvisi di garanzia per operazioni mafiose sugli acquisti di materiale sanitario per la pandemia!
Perché?
Non ditemi che non vi siete mai posti questa domanda.
Io una mezza idea me la sono fatta.
Noi, popolo italiano, siamo geneticamente indotti ad essere proni al potente di turno di cui subiamo il fascino, obliamo i difetti ed aneliamo l’elemosina.
Siamo così, vigliacchi e servili.
Ed è anche ora di dire chiaramente che se in Sicilia si chiama Mafia, in Campania Camorra, in Calabria Ndrangheta, in Puglia Sacra Corona Unita, nelle altre regioni si chiama Sistema, ed esiste ovunque.
E’ la rete che connette imprenditori, uomini politici e finanza, tutti uniti da un denominatore comune: il denaro.
Uno degli esempi è: se vuoi vivere alla grande, e a questo scopo intraprendere una carriera politica o imprenditoriale hai bisogno di denaro e la via più breve è prendere il loro denaro, quello facile che ti lega al Sistema.
Così diventi il potente del luogo, il padrone della città, della provincia, della regione, riverito da quelli ai quali fornisci lavoro e che ti difenderanno contro tutto e tutti, che tiferanno per te sempre, perché l’allenatore della squadra del cuore puoi anche criticarlo critichi, ma il potente lo adori incondizionatamente.
Guardatevi intorno dove vivete, sono certo che ognuno conosce almeno una realtà piccola o grande di questo genere.
Lo so, non è sempre così, ci sono cittadini, imprenditori, uomini politici e della finanza onesti ed etici, ma restano ancora una minoranza inefficace.
La pervasività del Sistema è troppo radicata per permettere di eliminarlo con un colpo di spugna. Bisognerebbe riformare la società dalla scuola, insegnare il senso critico alle persone, ma farlo realmente, in modo da creare talmente tanti cervelli funzionanti da poter concretizzare giudizio ed azione contro tutto questo.
E forse, come dicevo prima, siamo geneticamente tarati.
Geneticamente vigliacchi. Io per primo.
Vi faccio una domanda, avete letto in questo post qualche riferimento specifico a nomi e zone?
No. Eppure ce ne sarebbero da fare. Ma non ho il coraggio di farlo, da solo.
Ecco perché risentire quelle parole di Falcone mi ha fatto venire mal di stomaco.
Perché con la mia vigliaccheria non solo mi sento complice del suo attentato, ma rinnovo la sua morte ogni giorno, girando lo sguardo dall’altro lato e proseguendo a vivere questa vita vigliacca e servile.

giovedì 21 maggio 2020

Botteri & Tartaglione

Ci siamo incattiviti, c'è poco da scherzare.
E non è colpa del Coronavirus, eravamo stronzi e cattivi già da prima. La quarantena, forse, avrà esacerbato gli animi, e vedremo come modificherà ulteriormente i nostri comportamenti familiari e sociali.
Ma la cattiveria gratuita, il mettere alla berlina, prendere in giro i difetti altrui erigendosi a giudici dotati del diritto di satira, beh, questo è qualcosa che ormai è diventato parte integrante della maggior parte di quelli che lavorano in radio, in televisione o nel web da almeno vent'anni.
L'aplomb ironico è stato sostituito da una modalità che sfiora il (e talvolta sfocia nel) bullismo.
Penso a due donne distanti per professione e appartenenza politica e culturale: Annaelsa Tartaglione segretaria di FI e Giovanna Botteri, giornalista Rai.
Sulla Botteri si è dipanata tutta una situazione di “body shaming” da parte della redazione di Striscia la Notizia alla quale la giornalista ha risposto con una educazione d'altri tempi, dando una lezione a tutti.
Sulla Tartaglione circola il video di Un Giorno Da Pecora (trasmissione di RadioUno Rai) che mostra tutta una serie di parole lette con pronuncia sbagliata con dovizia di commenti sfottenti.
Ho visto il video solo oggi e, da padre di un figlio dislessico, ho capito subito che la deputata è affetta da dislessia, cosa di cui ho ricevuto conferma con una banalissima ricerca in rete.
In questo secondo caso, però, pur avendo letto di una precisazione da parte della Tartaglione, non mi pare che la trasmissione abbia replicato.
E mi chiedo, è davvero necessario prendere in giro “di pancia” una persona senza documentarsi un attimo pur di fare un minimo di ascolto e suscitare qualche risatina di approvazione?
Perché non è solo il servizio della trasmissione a fare danni, ma anche (e soprattutto) i commentatori social che immediatamente si tuffano a sparare giudizi che giudizi non sono ma solo puri pregiudizi, quelli nei quali è cosi facile crogiolarsi per tutti noi.
Ennò, non è proprio colpa del Coronavirus.
Siamo proprio più stronzi e incattiviti.
Stiamo involvendoci

martedì 19 maggio 2020

Un attimo

Insomma, non è che sia cambiata poi tanto la mia vita dalla fase 1 alla fase 2. Come prima, vado al lavoro, torno a casa e stop.
E così mi sono trovato a pensare a cose che mi piace fare fuori da questa routine e, in particolar modo, l'ultima volta che ho fatto cose del genere prima della pandemia.
Dunque...
Ultimo film visto in sala: a Dicembre (ahimè!) L'Ascesa di Skywalker, ovvero l'ultimo pasticciatissimo episodio della saga stellare. Un occasione sprecata.
Ultimo spettacolo teatrale: 11 gennaio 2020 Skylight, lavoro teatrale con Luca Barbareschi e Lucrezia Lante della Rovere, e in quell'occasione anche ultima volta alla nostra vineria preferita, dove servono delle bollicine sempre di gran classe (oltre a rossi corposi e distillati stimolanti).
Ultimo Concerto il 25 maggio 2019 a Perugia Palabarton – Antonello Venditti (ok, crocifiggetemi, occasionalmente sono preda di botte di nostalgia, vi rammento che ho 58 anni).
A fine gennaio ultima cena fuori nel nostro locale preferito.
E se avessi immaginato tutto questo casino, saremmo andati almeno nella nostra SPA di fiducia a fare le balene spiaggiate nelle piscine riscaldate.
Ci vuole un attimo a cambiare il modo di vita, proprio un attimo...
Per fortuna il caffè, quello sì, resta sempre lo stesso.

domenica 17 maggio 2020

Divertirsi

E poi, inaspettatamente, capita di divertirsi.
Come mi è successo ieri, dalle 18.45 alle 19.45, in una diretta Facebook insieme ai miei tre amici Alessandro, Pino e Roberto, con i quali componiamo lo scrittore multiplo Pelagio D'Afro.
Abbiamo chiacchierato del nostro romanzo "I Ciccioni Esplosivi" che è stato recentemente rieditato da Il Foglio Letterario, oltre ad altri argomenti come la Maledizione che ci perseguita, problemi con lo pseudonimo che abbiamo, malattie da invecchiamento e orari della cena. Insomma la cosa ci ha davvero soddisfatti.
Se vi va di vederci potete farlo cercando il video sulla pagina Facebook de Il Foglio Letterario o su quella di Pelagio D'Afro.
Potrebbe essere piacevole mentre bevete un pigro caffè domenicale.

venerdì 15 maggio 2020

Ezio Bosso

L'esplorazione del nostro corpo ha ancora una vastità da conoscere: il cervello.

E' un campo nel quale i colleghi specialisti clinici e ricercatori procedono tenacemente passo passo, un po' come gli esploratori che aprono nuove vie nella giungla a colpi di machete.

E la sfida si gioca sul campo vastissimo delle Malattie Neurodegenerative.

In termini divulgativi, sono malattie che compromettono una o più delle stazioni di controllo delle nostre attività neurologiche, che vanno dai movimenti volontari, alle attività automatiche di cuore, polmone, apparato digestivo fino a coinvolgere la parola, la vista, il pensiero, la memoria e il carattere.

All'improvviso, per una serie di concause, il cervello perde il controllo.

Alle volte la malattia si accontenta di compromettere una sola funzione, altre volte, invece, prosegue a danneggiare progressivamente altre zone fino a interessare una di quelle che, persa la propria funzione, induce la morte del malato.

I tempi di evoluzione e le modalità sono tra le più varie che si possano trovare, e questo complica il lavoro dei colleghi neurologi perche, vedete, la medicina è come la fisica, le malattie agli inizi sembrano composte da un insieme di sintomi vari e scoordinati, ma poi, piano, piano, si unificano i campi e si riesce a raggiungere la causa centrale, quella che, una volta curata o eliminata (se possibile) risolve il quadro.

Per le malattie neurodegenerative (di cui alcune portano i nomi di Parkinson, Alzheimer, SLA, PSP) non si è ancora arrivati a unificare i sintomi e quindi proporre una terapia sempre efficace o risolutiva.

Tutta questa divulgazione solo per dire che, sì, quotidianamente, a casa mia, facciamo i conti con una malattia del genere che ci porta via un pezzettino alla volta la madre di mia moglie, e che una sua consorella, oggi, ha portato via definitivamente Ezio Bosso.

Un essere umano che ha dimostrato, anche ad uno spettatore come me, di saper vivere come tale fino all'ultimo, seminando la sua arte e l'esempio del suo modo di vivere in ogni occasione.

Mi mancherà.


mercoledì 13 maggio 2020

Silvia Romano: Endgame

Silvia Romano è tornata a casa, lo sappiamo tutti.

Io non la conosco né conosco i suoi genitori ma il suo era un caso che mi stava a cuore, come sapete.

Mi sono commosso alla notizia e poi ho deciso di non volerne sapere più nulla.

Perché una figlia è tornata tra le braccia dei genitori e questo è quanto.

Non mi interessa se abbiamo pagato, se si è trattata di una azione militare, se lei si è convertita ed è (o non è) “quella di prima”.

Spiegatemi, per favore, come si possa essere “quella di prima” dopo un esperienza come la sua, se perfino noi che siamo stati rintanati in casa a impastare a mangiare pane e pizza ci stiamo rendendo conto che non saremo mai più “quelli di prima”.

La sua storia è finita come nessuno sperava che finisse, ed è bello essere sorpresi dalla vita, una volta tanto.

Invece nelle piazze dei social, in questi pollai del web, in queste botteghe da barbieri, in questi baretti scalcagnati, non si fa altro che continuare a polemizzare illudendosi che quello che viene scritto abbia un qualsiasi valore.

Ma solo il silenzio ha un valore, in casi come questo.

Quel bel silenzio di quando abbiamo la bocca piena di una calda sorsata di buon caffè.

lunedì 11 maggio 2020

Comunicare

Ok la faccio semplice, e populistica, forse.

Il capo di un governo ha un ruolo che nella mia testa semplice è quella di un capofamiglia.

Bene, quindi considerate una intera famiglia radunata d'urgenza una sera dopocena in videoconferenza e la mamma o il papà (a seconda di chi sia il capofamiglia) che dice:

“Cari familiari, c'è una epidemia in corso, quindi vi chiedo il sacrificio di non uscire e sospendere le visite e i raduni di famiglia. Allo stesso tempo andranno al lavoro la zia Guendalina che fa la cassiera al supermercato, il cugino Gerardo che guida il camion che trasporta la frutta e sua sorella Giovanna che fa l'infermiera. Tutti gli altri restano a casa e noi gli passeremo uno stipendio ridotto finché non potranno tornare a lavorare.”

Ora una comunicazione del genere va bene farla a qualsiasi ora e con toni emergenziali la prima volta, ma in seguito, quando bisogna aggiornare la situazione, si può trovare un appuntamento preciso dove il tono sia fermo ma rassicurante e soprattutto dove quello che si dice sia ben spiegato e corrisponda alla realtà dei fatti. Ovvero, se si promette lo stipendio ridotto si fa in modo che lo abbiano tutti, quando si può ricominciare ad uscire o lavorare si dice con chiarezza chi, dove e quando.

Insomma si prova ad essere responsabili e non chiacchieroni.

Beh, mi pare che non ci siamo ancora riusciti, vero?

E se a livello governativo la comunicazione latita invece a livello pubblicitario è tutto una Rottura di Coglioni Di Decimo Livello (come direbbe Rocco Schiavone) fatta della più bieca retorica della quale, francamente, non se ne può più.

Anzi, sapete che faccio? Mi segno i prodotti con spot del genere ed evito di comprarli.

Anche se devo cambiare marca di caffè.

sabato 9 maggio 2020

The Koln Concert

Mi piace il jazz.
E il merito va ad una collezione di 33giri da edicola della Fabbri Editori che si intitolava I Grandi del Jazz. Mio padre li acquistò tutti ed io ero libero di metterli su come e quando mi pareva (altri suoi dischi erano intoccabili).
Immaginate che goduria quando scelsi come sede universitaria Perugia e scoprii che in estate c'era Umbria Jazz.
L'emozione di ascoltare dal vivo quelli che per me erano miti dei quali avevo letto le biografie fu grande.
E altrettanto grande fu lo stupore nel confrontarsi con pregi, difetti e intemperanze degli artisti, uno fra tutti: Keith Jarrett, famoso per pretendere totale silenzio dal pubblico che in più di una occasione maltrattò perché c'erano stati flash e colpi di tosse (una volta addirittura per il rumore di apertura di una bottiglietta di acqua minerale).
Bisogna dire che questo comportamento è sempre stata una sua caratteristica, e lui ha ammesso in qualche intervista che questi rumori ed eventi molesti "bloccano il flusso della musica che ho in mente".
Mister Jarrett ha compiuto 75 anni ieri, 8 maggio 2020,  quindi ieri sera mi sono ritrovato sul divano in soggiorno ad ascoltare il suo album The Koln Concert.
Spero che lo conosciate.
E' un flusso di musica improvvisata che scaturisce da Jarrett, attraversa il pianoforte e riempie l'anima di chi ascolta.
Chiudi gli occhi e ti dissolvi, disinteressandoti delle intemperanze dell'artista, diventando un canale del flusso della musica, esattamente come è successo a me anche ieri sera.
Era quasi come essere all'Arena Santa Giuliana d Perugia ed ascoltarlo dal vivo, tanto che mi è venuta voglia di uno di quei bei bicchieri di Heineken fredda tipici di Umbria Jazz.
A dir la verità in frigo la birra c'era, ma ho evitato di alzarmi.
Hai visto mai, mi sono detto, che Jarrett si incazza e smette di suonare?!



giovedì 7 maggio 2020

My Favourite Hell

Quarto giorno di Fase 2.
Sono tornate le automobili in giro. Come sempre.
Tutti stressati e di corsa.
E mi chiedo.
Stressati e di corsa perché vi siete alzati tardi?
Non abbiamo forse riposato abbastanza in quarantena?
Stressati e di corsa perché il vostro importantissimo lavoro vi assorbe totalmente?
E, di grazia, nei giorni scorsi, quando chi lavorava erano solo le categorie realmente necessarie voi dove eravate?
Stressati e di corsa perché la quarantena forzata vi ha fatto sclerare?
Pensate di essere i soli?
No, stressati e di corsa perché stronzi eravamo e stronzi siamo rimasti.
Anzi, ammettiamolo, “meglio di prima” (una delle frasi usate durante la Fase 1) vuol dire precisamente “stronzi meglio di prima”.
Mi sovviene una amena storiella.

Un tizio muore e si ritrova nell'aldilà, temendo per la propria sorte perché in vita ne ha combinate di cotte e di crude.
Invece viene accolto da un gentile receptionist in un ufficio luminoso.
Salve, la aspettavamo.” dice l'impiegato, e gli mostra sul monitor del PC una serie di foto. “Queste sono le location da scegliere, queste le tipologie di case e di automobili.”
Il tizio, dubbioso, sceglie una casa sulla spiaggia ed una decapottabile sportiva.
Bene. Questo invece è il catalogo dal quale scegliere il tipo di compagnia in base alle sue preferenze sessuali.”
Il tizio sceglie una bionda formosa.
Non sia timido, può averne anche più di una.”
Sempre incredulo, il tizio si accorda per un terzetto di modelle mozzafiato.
Perfetto. Venga con me, prendiamo l'auto, passiamo a caricare le ragazze e la porto a casa.”
Finalmente in auto, lungo stupendi viali sotto un cielo estivo, il tizio si decide a commentare.
Scusi, ma io pensavo di finire all'inferno...”
Sì, è questo.” risponde l'impiegato, guidando.
Ah... e quello cos'è?” chiede ancora il tizio indicando un altissimo muro verso la zona del centro città oltre il quale si innalzano fiamme, urla e strepiti.
Quello è l'inferno dei cristiani. Sa, a loro piace così.”

Ed ora... un caffè.

martedì 5 maggio 2020

Rettifica

Non è vero.

Nemmeno davanti alla morte siamo uguali.

C'è una mamma che sta aspettando da due mesi di poter mettere dei fiori freschi sulla tomba della sua bambina morta a cinque giorni dalla nascita.

Ci sono figli e nipoti che stanno aspettando di poter vedere la tomba del padre/nonno che hanno salutato quando veniva ricoverato nell'ospedale COVID.

E c'è la famiglia dell'imprenditore deceduto che celebra i funerali con camera ardente, partecipati applausi di cordoglio in chiesa e cerimonia di sepoltura.

Nemmeno davanti alla morte siamo uguali.

Non è vero.

domenica 3 maggio 2020

Vicolo Cieco

Sono sterile.
I miei testicoli non sono capaci di formare spermatozoi vitali e fecondanti.
Non lo sapevo, prima di scegliere la specializzazione in Ginecologia e Ostetricia.
Quindi mi sono trovato a scoprirlo mentre attorno a me tutti generavano figli ed io li aiutavo.
Una bella botta.
Dopo un primo momento di sbigottimento si decise di adottare e quindi ho due bei figli.
Ma un infinitesimo residuo della curiosità di sapere che cosa avrebbero generato i miei cromosomi resta.
Geneticamente parlando, in un ottica evoluzionistica, non posso non pensare che la mia linea ereditaria sia stata considerata un vicolo cieco e quindi chiusa.
E chi sono io per discutere con la Selezione Naturale?
Ma proprio in questa ottica, se potessi rivolgermi a quanti intorno a me continuano a generare figli, vorrei dire loro che quel gesto generativo non è gratuito, non è «non so nemmeno come abbiamo fatto» non è una casualità inaspettata.
E’ una ricchezza.
E meriterebbe un po’ di attenzione sia nel cercarlo che nell'evitarlo.
Invece mi confronto quotidianamente con un ampio senso di menefreghistica mancanza di responsabilità trasversale in ogni fascia d’età.
E la mia fiducia nel genere umano vacilla.
Vi va un caffè?

venerdì 1 maggio 2020

Sogni Criminali

Qualche giorno fa su twitter girava la domanda: che crimine commetteresti?
Non ho dubbi a tale proposito: il furto d'arte.
Innanzitutto nell'immaginario collettivo questo crimine è permeato dal fascino della preparazione meticolosa, sopralluoghi in museo, senso di sfida e fair play nei confronti della polizia e delle compagnie assicurative nonché dall'assenza di un atto violento e sanguinario legato all'esecuzione.
Il bottino, poi, è sempre qualcosa di non commerciabile se non su commissione, e per quanto mi riguarda, lo farei a puro scopo personale.
Vediamo.
La città: Venezia (si, lo so, mi piace vincere facile).
Il luogo: Museo Guggenheim nel palazzo Venier dei Leoni.
Le opere (non una, signori miei, ma tre e in ordine alfabetico): Alchimia di Jackson Pollock, L'Impero della Luce di Magritte e Sulla Spiaggia di Picasso.
Dovrei trovare, poi, un luogo dove esporli per il mio piacere buddegotista, tre belle pareti (sono tutti di almeno due metri per uno e mezzo) e relative illuminazioni.
Così potrei perdermi in quella spiaggia che sa di sabbia e mare salmastro colta in un attimo che mi ha sempre ricordato gli ultimi giorni di settembre, un po' malinconici, quelli in cui ti godi ogni minuto di mare perché devi farne tesoro per l'inverno, facendomi partecipe ma anche un po' voyeur.
Dopo chiuderei gli occhi per qualche minuto e li riaprirei sul Pollock senza sapere quali sensazioni mi susciterà una nuova visione della sua Alchimia. Quella tela, per me, è pura emozione. Ogni volta smuove qualcosa di diverso, rabbia, serenità, allegria, commozione, malinconia, vertigine... Non c'è bisogno che ci sia un disegno, una figurazione da seguire, e Pollock me lo fece provare nelle viscere, tanti anni fa, in una delle mie visite al Guggenheim.
L'arteterapia finirebbe con l'Impero della Luce di Magritte. Di solito mi perdo in quel quadro disconnettendomi da quanto mi circonda. E' sera? E' mattina? com'è possibile accettare la coerenza dei due momenti in sincronia? Non lo so, ma sono ondate di pace che mi raggiungono. E mi piacerebbe addormentarmi guardandolo.
Quindi se un giorno dovessero sparire proprio queste tele, sappiatelo, sono stato io.
E se non mi denuncerete, chissà, potrei invitarvi a vederle prendendo un caffè.