domenica 28 giugno 2020

Male, anzi malissimo

Lui e lei hanno 14 anni e stanno in classe insieme.
Durante il lockdown lui cerca in tutti i modi di recuperare il numero del cellulare di lei e alla fine si fa coraggio e chiama la madre di lei.
"Signora, posso avere il numero di cellulare di sua figlia, volevamo andare a prendere un gelato insieme finita la quarantena."
La madre si fa autorizzare da lei e gli passa il contatto anche se lei non sembra molto convinta.
Finalmente arriva il giorno del gelato insieme.
Ad ora di cena lei rientra inviperita.
"Per favore, mamma, cancella il suo contatto e bloccalo! Abbiamo parlato per due ore solo del SUO basket. Io provavo a intervenire e lui mi stoppava dicendo: Però come il basket non c'è altro. Al momento di prendere il gelato, poi, lui fa: Uh, ti ho invitata a prendere il gelato ma ho solo un euro...
Quindi i gelati li ho pagati io!!!"
Male, anzi malissimo...

venerdì 26 giugno 2020

Imbrattapagine

Quanto è facile separarsi da se stessi usando la frase “questa è una parte di me” come giustificazione.

Non ho mai creduto di essere stato costruito a compartimenti stagni.

Sono un tutt'uno. Quindi ci sono reazioni, modi di sentire e certi momenti che possono piacermi di meno, essere socialmente poco accettabili o anche apertamente conflittuali con la mia vita quotidiana, ma fanno parte di me e basta.

Sono momenti che si presentano di quando in quando, alle volte riesco a identificarne anche una causa scatenante, altre no.

Ma la conseguenza è sempre la stessa.

Mi metto a scrivere una storia noir, di quelle dove guardo con cinismo la società e guido il protagonista a risolvere i suoi problemi con la violenza.

Non mi ritengo uno scrittore, ma , senza falsi pudori, un imbrattapagine, ovvero quello che sta a Raymond Chandler come un imbrattatele sta a Picasso.

Nonostante tutto preparerò un caffè, siederò al PC e inizierò una nuova storia.

Quest'estate andrà così.

mercoledì 24 giugno 2020

Nonno Giovanni

Nella mia infanzia ho conosciuto un solo nonno: Giovanni, il papà di mia madre. L'altro, di cui porto il nome, morì quando avevo quattro mesi e le due nonne erano andate via ancora prima.
Nonno Giovanni ha vissuto a casa nostra fino al mio tredicesimo anno di età ed ha rappresentato anche la mia prima esperienza di malattia e morte in casa, così come era comune in Campania negli anni '70.
Lui era la mia fonte di reddito perché gli “noleggiavo” i miei fumetti al dieci per cento del prezzo di copertina (lo so, era una scusa da parte sua per darmi qualche soldo) e perché mi incaricava di andargli a comperare clandestinamente biscotti e merendine (era diabetico) sui quali ricavavo il resto come mancia e anche la condivisione delle golosità.
Ma, soprattutto, nonno era stato un chianchiere, termine del dialetto napoletano forse derivato dalla trasformazione nel dialetto parlato di panca con chianca e che indicava il commerciante di carne al minuto che esponeva i pezzi sulle panche del mercato, insomma, il macellaio.
Quando facevo la prima elementare (preparatevi a inorridire) nonno mi portò al macello a vedere come venivano uccisi e macellati gli animali di cui mi cibavo, e disse : “Queste bestie danno la loro vita per chi le mangia. Per questo bisogna imparare a mangiarne ogni parte, altrimenti sprechi il loro sacrificio.”
Vi siete ripresi? Bene.
Nonno era stato al fronte nella prima guerra mondiale, e di tanto in tanto raccontava episodi sulla ritirata di Caporetto o sulla rivincita di Vittorio Veneto.
Parlava di giorni e giorni di ritirata bevendo neve e mangiando quello che si poteva trovare nelle case, come riso rancido e pane ammuffito, quando fumava insieme ad altri accendeva solo due sigarette alla volta con il suo cerino, perché, diceva, in trincea, alla terza sigaretta arrivava il colpo del cecchino nemico.
Alle volte, poi, d'improvviso, seduto di lato al tavolo della cucina, con la testa sorretta dal braccio appoggiato, chiudeva gli occhi e con un filo di voce attaccava. “Ho lasciato la mamma mia… tapum tapum.” Che poi ho scoperto essere uno dei più famosi canti di trincea.
In quei momenti la sua voce trasmetteva l'eco profondo dei colpi di cannone sulle montagne e la paura dei soldati al fronte.
Nonno Giovanni, che oggi avrebbe festeggiato il suo onomastico.

lunedì 22 giugno 2020

Arance ed Escrementi

Un giorno, un veliero proveniente da Palermo, scaricava arance, (in dialetto napoletano purtualle) nel porto di Napoli. Si ruppe una cassa e le arance caddero a mare. Le acque del porto erano, in quella zona, particolarmente sporche per una fogna che, poco distante, scaricava i suoi detriti. Le arance, quindi, si trovarono a galleggiare insieme ad un certo numero di residui fecali di forma oblunga. Uno di questi, inorgoglito, levo’ il capo e disse ai colleghi: “Guagliu’, simmo tutte purtualle!” (Ovvero : “Ragazzi, siamo tutti arance!”)
Che è come dire che siamo tutti uguali.

Che è come dire che tutti possono farsi eleggere e governare la Repubblica.

E invece sarebbe ora di separare le arance dagli escrementi, ma temo che ormai non riusciamo più a distinguerli.

sabato 20 giugno 2020

Aborto


La giunta regionale dell'Umbria ha deciso che in regione non si può più somministrare la pillola per l'aborto farmacologico (che si chiama RU 486 e non va confusa con la Pillola del Giorno Dopo che è tutt'altra cosa) in regime ambulatoriale, ma che le utenti devono sottoporsi ad un ricovero di tre giorni.

Da qualunque parte la vogliamo guardare è una decisione ideologica presa dalla giunta della Lega, partito nel quale militano attivisti Pro Vita ultracattolici come il senatore Pillon che (tra l'altro) ha una delle due sedi del proprio studio legale a Perugia.

E vogliamo davvero indignarci per questo?

Sono coerenti con le loro idee e sono la maggioranza, quindi di cosa vogliamo lamentarci?

Piuttosto io ringrazierei la giunta uscente del PD che ha tenuto in frigorifero per anni l'attuazione del protocollo dell'aborto farmacologico, scongelandolo solo pochi mesi fa.

Ringrazierei altresì i ministri della sanità passati (sempre di sinistra) e presente (LEU) per aver espresso una legge zoppa (riguardo la RU 486) rispetto a quanto viene fatto in tutta Europa, e di nuovo le passate giunte regionali (sempre PD) per aver ignorato le petizioni di noi ginecologi che richiedevamo la possibilità di poter fornire metodi contraccettivi (profilattici, spirali e pillole) a quanti non se lo potevano permettere.

Perché la vera prevenzione dell'aborto non può essere fatta se non con una informazione sulla contraccezione capillare ed efficace.

Purtroppo, però, come tutti possono vedere, l'immagine della sanità umbra è crollata miseramente a causa di “sanitopoli” aprendo le porte al cambio epocale di colore politico della regione.

L'ultima parola sullo scandalo sanità l'avranno i giudici, ovviamente, ma il danno ormai è fatto.

Mi chiedo cosa davvero pensino e quanto davvero si preoccupino per le donne umbre tutti gli esponenti della sinistra che per anni hanno nicchiato su queste tematiche dedicandosi ad attività per loro più interessanti.

Quindi grazie anche a voi, cari politici di quella sinistra che non riesco a non votare, grazie davvero per aver abbandonato quelli che hanno sempre creduto e sperato in voi.

Grazie.

giovedì 18 giugno 2020

Ginseng

Non può piovere per sempre, è la famosa citazione dal film “Il Corvo”.
Infatti oggi pare che il sole abbia avuto il permesso di uscire.
E, visto che mi sono scoperto un po' metereopatico, mi ritrovo incline al cazzeggio.
Partiamo dalla scelta di HBOMax, piattaforma USA di streaming, che ha deciso di rimuovere "Via Col Vento" dai titoli in catalogo a causa delle tematiche di segregazione razziale che esprime specialmente nel personaggio di Mami.
Non so voi, ma a me questa cosa preoccupa. Prevedo già la scomparsa di uno dei film senza il quale per me non è Natale: Una Poltrona Per Due. Anche lì, infatti, i ricchi bianchi americani si divertono a giocare con un afroamericano, e nel finale Eddie Murphy e Dan Akroyd si esibiscono nell' imitazione assolutamente razzistica di due afroamericani.
Come dite? Quella è una commedia? Ne siete sicuri? Perché è dalle commedie che si parte per influenzare le deboli menti!!!
E quando questa tendenza revisionista si allargherà anche ad altri ambiti quali, ad esempio, il maschilismo, già vedo i roghi dove verranno bruciati i romanzi di James Bond (li avete mai letti? Oggi farebbero venire un colpo a qualsiasi editor per come viene trattata la figura femminile).
Se ci pensate bene, ognuno potrebbe proporre opere letterarie, film, serie, fumetti da cancellare per questo o quel motivo politically correct.
Perché è molto semplice cancellare il passato, molto più difficile è ammettere gli errori, chiedere perdono e rimediare concretamente rispettando da subito ogni essere vivente in quanto tale senza distinzioni di colore della pelle, orientamento sessuale, religione, squadra del cuore, preferenze alimentari e ogni altro motivo di discriminazione.
Sostituire la fratellanza con il politically correct, sinceramente, mi sembra solo una gran presa in giro per illudersi di aver ripulito la coscienza.
Quindi da oggi chiedo perdono e decido di rispettare anche tutti quelli a cui piace il caffè al ginseng.

martedì 16 giugno 2020

Lavaggio Mani

Abbiamo tutti riscoperto il valore di un gesto quotidiano: lavarsi le mani.

Basta, però, rendere riflessivo il verbo e viene fuori: lavarsene le mani.

Una delle strategie di vita che mi suscitano allo stesso tempo irritazione e invidia per la facilità con cui risolvono i conflitti di coscienza.

Facile lavarsi le mani dei problemi che riteniamo difficili o per i quali non vogliamo sprecare la nostra preziosa attenzione.

Ed esiste anche un modo elegante e perfino socialmente condiviso di lavarsi le mani rispetto a questioni spinose nell'ambito medico: fare obiezione di coscienza.

Lo so che la vera obiezione non è questa, ma tanti, troppi, colleghi ginecologi, anestesisti (e perfino farmacisti) esercitano il loro diritto di obiezione mettendo nei guai altre persone, fregandosene se quel particolare momento della loro vita possa avere conseguenze devastanti.

Loro, semplicemente, girano lo sguardo e si occupano di altro.

Esprimendo immediatamente un giudizio di riprovazione schifata nei confronti di chi li ha infastiditi nel loro sacro ruolo assistenziale.

Per tacere di commenti sentiti quali “Però mentre godeva mica ci pensava alle conseguenze?”

Il bello di tutto questo è che sono convinti, in questo modo, di salvare la loro anima, di guadagnarsi il paradiso nell'aldilà e nemmeno vengono sfiorati dal dubbio che dall'altro lato (sempre che ci crediate o vogliate seguire un ragionamento che poggia illogicamente su una fede religiosa) troveranno un dio che nella sua vita terrena si è occupato di lebbrosi, ladri, prostitute, tutti quelli al cui passaggio i benpensanti dell'epoca si giravano dall'altra parte, e che è stato condannato perché alla fin fine un certo Pilato se n'è lavato le mani.

E chissà cosa potrebbe pensare di loro.

Mentre bevete il caffè, oggi, provate a riascoltare “Quelli che Benpensano” di Frankie HI-NRG MC.


domenica 14 giugno 2020

14 Giugno

Si chiamava Back.
Era un maremmano segnato sin dalla nascita da uno strano destino. Se non fosse stato adottato il proprietario l'avrebbe eliminato già da cucciolo.
Invece venne adottato e andò a vivere in una bella casa di campagna in Umbria dove dimostrò da subito di essere un mite, amante dei gatti (sì, lui con i gatti ci giocava!) e dei bambini.
Non sopportava di essere messo nel recinto di notte, ed era capace di manifestare il suo dissenso abbaiando ininterrottamente finché non veniva liberato.
Da maremmano testardo aveva anche uno spiccato senso di libertà e due o tre volte trovò il modo di farsi una gita per conto suo, ma alla fine riuscì a tornare sempre a casa. Purtroppo chi lo aveva adottato lo abbandonò insieme a tutta la casa in campagna e un giorno ebbi il compito di andare a prendere Back e portarlo via.
Potete immaginare cosa voglia dire far salire su una panda a metano un maremmano di circa cinquanta chili?
Venne a casa nostra dove rimase per quasi 48 ore (il nostro cane, un piccolo meticcio di 8 chili non riusciva ad andare d'accordo con lui) provai a trovare un nuovo padrone, ma a nessuno interessava, quindi lo mettemmo a pensione in un'altra bella casa di campagna poco distante da casa nostra.
Con i gestori della pensione fu amore e diventò il beniamino di tutti, trovando anche una compagna di giochi.
Quei pochi anni di vita felice furono però interrotti da una torsione di stomaco. Venne sottoposto ad un intervento, ma purtroppo la torsione nascondeva un tumore che venne mal diagnosticato  dai veterinari i quali (lo dico con rammarico) si accanirono su di lui con interventi forse inutili.
Il 14 giugno dell'anno scorso, sul prato della pensione dove era stato felice, eravamo attorno a lui mentre il veterinario lo aiutava ad andarsene.
E' stato solo un cane, lo so.
Allora perché mi viene ancora da piangere?

venerdì 12 giugno 2020

Sono scemo

Io sono un po' scemo.

E di sicuro questo mi impedisce di comprendere determinate strategie di governo in questo periodo del tutto fuori dall'ordinario.

Sento tanti proclami, promesse e impegni ma mi pare che nulla di concreto venga davvero fatto.

Così è stato per la chiusura, e così mi pare per la riapertura.

Ma forse ho anche una percezione sbagliata dell'Italia.

Pensavo fosse una nazione che si preoccupa di dare dignità ai cittadini attraverso un lavoro ben remunerato, una buona scuola, una sanità efficiente, e, magari, un equo sistema fiscale.

Invece abito nel Paese dei Balocchi.

Non ci interessa della scuola, non vogliamo occuparci del lavoro!

Occupiamoci invece delle spiagge, delle discoteche, dei cinema, dei concerti e del calcio!

Non è che forse, mi chiedo, è meglio per noi occupare la mente su argomenti meno gravosi perché altrimenti potremmo sospettare che i nostri politici sono saliti già a bordo delle scialuppe mentre il Titanic si dirige contro l'Iceberg?

Mah! Che volete farci? Io sono scemo.

E da scemo mi piacerebbe far passare una proposta di legge scema.

Visto che stadi, cinema, teatri e discoteche riapriranno prima della scuola (quindi saranno ritenuti sicuri nella loro modalità di apertura) e che tutte queste attività funzionano prevalentemente di sera al mattino potremmo usarle per fare lezione ai ragazzi che non sanno ancora dove e come rientrare a scuola.

Vedo bene gli asili allo stadio

Elementari e medie in teatro.

I cinema verrebbero dedicati alle superiori che potrebbero sfruttare un nuovo modo di fare lezione online.

E per gli universitari, ovviamente, la discoteca è perfetta: finisci di studiare, mangi un panino e poi di liscio con l'afterhour.

Mi faccio un caffè, un caffè scemo.

mercoledì 10 giugno 2020

Storie Così

Federico ha quasi sei anni.

Quando i genitori lo portarono a casa appena nato venne annusato da Tobia, il pastore maremmano di cinque anni che abitava con loro, e immediatamente preso in custodia come cucciolo da proteggere.

Negli anni seguenti Federico era l'unico bambino della sua età che poteva portare al guinzaglio quasi cinquanta chili di cane bianco senza che a questi venisse in mente di tirare o lanciarsi all'inseguimento di qualcosa o qualcuno.

A Dicembre 2019 Tobia si ammala e Federico dorme con lui finché non si salutano per sempre, quindi dice ai genitori che ha chiesto a Tobia di mandargli un fratellino o una sorellina per fargli compagnia ora che lui non c'è più.

La scorsa settimana Federico si sveglia e a colazione abbraccia la mamma dicendo: “Ho sognato Tobia, sta arrivando il fratellino.”

Due giorni fa ho fatto l'ecografia alla mamma: è incinta.

Ci sono anche storie così.

Vi va un caffè?

lunedì 8 giugno 2020

Grigionero

Ci sono momenti in cui i pensieri si affollano nella mente a tal punto che non riesco a renderli con le parole. Sono questi momenti grigioneri, tempestosi, di quelli in cui mi guardo intorno e vedo solo il brutto dell'essere umano, della società che ha creato, della violenza, dei soprusi, della mancanza totale di amore e fraternità che si respira.

Come meravigliarsi, quindi, delle piccole dimostrazioni quotidiane di questa pochezza d'animo che ciascuno di noi fa o subisce?

Mi frullano in testa i poliziotti di Minneapolis che sbattono a terra un settantacinquenne, quelli di Hong Kong che manganellano a tutto spiano, i cadaveri dei morti in Siria, quelli dei naufraghi nel mediterraneo, i discorsi da campagna elettorale perpetua dei leader di mezzo mondo.

Se stessi scrivendo un racconto su tutto questo ne farei il dialogo tra Tony Stark e Thanos deciso a chiudere l'esperimento Terra con il Coronavirus.

Le scena finale, ovviamente, vede Thanos bere il caffè mentre pensa a chi far ripopolare la Terra.

venerdì 5 giugno 2020

Immuni?!?

Ok, prendete la vostra tazza di caffè ed ascoltate il mio sfogo quotidiano.

Sono un medico (lo so, è cosa nota) oltre a questo sono profondamente convinto che da quando esistono i social e gli smartphone la mia privacy non esiste più e tutti possono sapere chi sono i miei amici, quali sono le mie preferenze in fatto di acquisti viaggi, sesso, letture, gastronomia, enologia, spettacolo e chi più ne ha più ne metta.

Partendo da queste premesse ho provato a scaricare Immuni (la App sulla quale si narra ci siano state settimane di brainstorming che nemmeno a Silicon Valley per Windows 3.1!).

Dopo novanta minuti di tentativi e aggiornamenti di sistema android, google play services, controlli della versione bluetooth e tanti altri settaggi che sembravano la check list del lancio del Crew Dragon mi sono dovuto arrendere, non riesco nemmeno a visualizzarla su Play Store.

E sapete perché?

Perché ho un Huawei di fascia media.

Verrebbe spontaneo prendersela con i programmatori accusandoli di non rendersi conto che non tutti possiamo o (o vogliamo) spendere almeno 400 euro per uno smartphone ma che sarebbe stato utile per questa App raggiungere facilmente la maggior parte della popolazione.

E invece dobbiamo fermarci a riflettere.

Qualche anno fa ho seguito l'implementazione di un programma di archiviazione dati sanitari. Durante le riunioni, alle volte, venivano richiesti aggiustamenti del programma, possibilità di interazione con altre piattaforme, e la risposta del responsabile regionale di turno era: “Non penso sia possibile perché gli informatici per questo vogliono dai tremila ai cinquemila euro.”

Trascorsero almeno quattro riunioni così poi, in altra occasione, ebbi modo di conoscere uno di questi informatici e, tra il serio e il faceto, gli chiesi perché fossero così esosi nelle richieste di modifica del programma.

Risposta: “Veramente noi avevamo proposto il pacchetto completo a ventimila euro, ma loro hanno scelto la versione leggera da diecimila.”

Seguì quel classico sguardo italiano che sottintende l'inguattamento degli altri diecimila da parte del committente per “scopi diversi e misteriosi”.

Cosa aggiungere? Solo la definizione di questo termine preso direttamente dalla Treccani online.

Peracottaro (non com. peracottàio) s. m. (f. -a) [der. Di pera cotta]. – Venditore di pere cotte. Nell’uso pop. Roman., fare una figura da peracottaro, fare una figura meschina, o da persona incapace.

mercoledì 3 giugno 2020

Boccone indigesto


Sono stato per due intere serate appostato davanti al televisore per assistere al lancio della Dragon Crew, fantasticando sul successo della missione finanziata da Elon Musk (il Tony Stark dell'Universo Vero) sul ritorno alle stelle, la base lunare, la missione su Marte.

Mi è addirittura tornato in mente l'odore di gomma che avevano i pupazzetti (adesso diremmo action figures) del “Maggiore Matt Mason Astronauta” distribuiti dalla Baravelli e con i quali giocavo fino allo sfinimento.

Ma allora ero un bambino, e la sera dell'allunaggio uscii a guardare la Luna perché ero convinto che avrei visto il modulo atterrare.

Ora ho assistito all'incensamento di Trump da parte della NASA e di Musk durante tutta la diretta.

E il sogno si è sgretolato minuto dopo minuto.

Per carità, la parte tecnica e scientifica è affascinante, perfino le nuove tute sono molto cinematografiche.

Ma quello che per un bambino aveva la leggerezza di un aerostato multicolore che fluttuava nei sogni di esplorazione spaziale, è stato zavorrato dalla realtà lasciandomi letteralmente un peso sullo stomaco.

Non andrò a documentarmi per vedere quanto possa essere stata simile la situazione degli USA in quel fatidico 20 Luglio 1969.

Almeno i sogni di quel bambino non voglio distruggerli.

Chissà se un caffè mi aiuta a digerire il boccone.