Ce n'è di tempo, in segregazione, per pensare a cose futili.
Ieri Netflix ha messo a disposizione la quarta stagione de La Casa Di Carta, la serie spagnola diventata un fenomeno di successo.
Ecco, appunto, un fenomeno di successo.
Vuol dire che quando è uscita la prima stagione ad un certo punto tutti si sono messi a parlare di questa serie in ogni situazione, sui giornali, alla televisione, sui social, al bar, al lavoro, in famiglia.
E quindi è stato inevitabile provare a darle un occhiata e insistere per arrivare in fondo pur vedendo che (a mio parere) non ne valeva la pena per i meccanismi fin troppo scontati, utilizzati anche bene, ma volti solo a trattenere l'attenzione dello spettatore e spingerlo a vedere l'episodio successivo allungando la narrazione a dismisura (un meccanismo noto ed utilizzato da tanti autori di serie una su tutte Shonda Rhimes).
E, alla fine di quella visione, dichiarare apprezzamento per pudore, quando amici e conoscenti venivano a dire: "Forte la Casa Di Carta, eh? Tu che sei un appassionato di serie scommetto che l'hai divorata!" Quasi a temere di offenderli.
Sicché ho scoperto (appena dopo l'acqua calda) che ci sono serie "universalmente di successo" che non mi dicono nulla e, d'altro canto, che amo serie che non piacciono a tutti.
E' una questione di gusti personali e non un dramma.
Un minimo di problema, forse, risiede nel fatto che grazie ai social le serie diventano qualcosa di paragonabile ad una fede sportiva o (quasi) religiosa (e non sto scherzando, provate a parlare con un fan "duro e puro" di Star Trek o Star Wars).
Probabilmente lo erano anche prima ma, come ormai diciamo, senza i social era diverso (nel bene e nel male).
E poi siamo in periodo di segregazione, quindi un po' più sensibili ed irritabili, dunque, ben vengano le serie per tutti i gusti, e i multipli dispositivi casalinghi per poter fruire ciascuno la propria dose di serialità per poi magari parlarne con leggerezza.
Nella consapevolezza che non tutto può piacere a tutti e che non dovremmo discriminare o litigare per motivi del genere, anzi per nessun motivo.
Ovviamente, in un mondo perfetto.
Sapete, mi chiedo che sapore abbia il caffè in un mondo perfetto.
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