martedì 31 marzo 2020

Zia Laura

Zia Laura era la sorella di mio nonno che ha vissuto con noi da quando ne ho memoria.
Aveva tre passioni: il bel canto (sembra che da giovane avesse una bella voce ma erano i primi del novecento e una ragazza del popolo non poteva permettersi certi sogni), la cucina (che segnò per sempre la sua vita, fu anche cuoca di ristorante a Capri nonché indefessa produttrice di piatti della cucina napoletana per noi nipoti) e la preghiera.
Nella tasca del suo grembiule c'erano sempre un rosario odoroso di rosa e un libretto dalla copertina chiara che si intitolava “Nozioni e Preci” con il quale usava scandire la sua giornata.
L'apoteosi si aveva a Maggio “Mese della Madonna” quando invitava tutta la famiglia a recitare il rosario tutte le sere.
E la parola chiave è proprio “invitava”. Non costringeva nessuno e, se non trovava adepti, come sempre, si ritirava nella sua stanza perché, diceva “La preghiera non è spettacolo.”
Pur rimettendo il giudizio solo nella mani di Dio, mal sopportava quelli che andavano a Messa “per farsi vedere” e poi magari tradivano i coniugi o commettevano azioni disoneste, e anche chi parlava a sproposito di questioni religiose forzando gli altri a pregare o andare a Messa.
Il Santo Rosario, per lei, era il criterio dirimente per tutto. Quando iniziarono a circolare i Testimoni di Geova e lei li accolse “per offrigli il caffè” risolse la disputa teologica con una sola domanda: “Ma voi lo recitate il rosario?” “No.” “E allora siamo di due religioni diverse. Però potete tornare a prendere il caffè quando volete.”
Perché il dono che lei aveva era quello dell'accoglienza, di tutti senza distinzione, e questo lo doveva anche al fatto di aver vissuto a Capri, isola della mia infanzia, che ebbe l'occasione di confrontarsi con i mutamenti del costume già dal secondo dopoguerra offrendo spiagge e calette dove ognuno poteva godersi sole e mare come preferiva a seconda del proprio orientamento sessuale senza suscitare giudizi o pregiudizi.
Mi chiedo cosa avrebbe detto in questo periodo. So per certo che i suoi occhi si sarebbero illanguiditi vedendo il Papa (le succedeva sempre) pregare in Piazza San Pietro (“Fa il mestiere suo” avrebbe borbottato).
Però non riesco a immaginare cosa avrebbe commentato riguardo l'ostentazione di una preghiera a suffragio dei morti in una trasmissione di puro trash.
Grazie, Zia Laura.
Anche per avermi insegnato a fare un buon caffè.

domenica 29 marzo 2020

Scrivere / Leggere

Si scrive:
la lista della spesa,
nei gruppi di Whatsapp,
un Tweet,
un post sul Blog,
pensando di avere qualcosa da dire,
per raccontare storie,
per atteggiarsi a scrittore,
per divertirsi.
A me piace farlo per divertimento, soprattutto con altri tre amici con i quali stiamo invecchiando e riconglionendoci tra un racconto, un romanzo, un' antologia, un soggetto per un fumetto, tutti a firma Pelagio D'Afro.
Comunque, si scrive per essere letti. Uno dei vantaggi di questa segregazione è di sicuro avere più tempo per farlo.
Tra un romanzo, un saggio, un fumetto, vi metto un link per leggere anche qualcosa di scritto da uno di noi quattro:
https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10223053917360308&id=1351682963
Giusto il tempo di una tazza di caffè.




venerdì 27 marzo 2020

Contando


Ho imparato a contare.

Mi spiego meglio.

Quando c'è qualcosa che mi infastidisce o mi fa arrabbiare cerco di non rispondere mai a caldo, conto (lentamente) almeno fino a 100.

Così evito riacutizzazioni della mia gastrite e, magari, trovo una modalità diversa di risposta che non sia il contrattacco o la fuga.

Dall'inizio di questa segregazione è tutto un contare.

E dopo aver contato, quello che resta è la sensazione mista di delusione e triste soddisfazione per aver avuto la prova che l'essere umano ha un solo carattere dominante che non riesce proprio ad annullare: l'egoismo.

Sono egoista anche io, non lo metto in dubbio. Ho una moglie anestesista che si trova in prima linea e pensare che lei possa ammalarsi e morire, o che possa succedere a sua madre che abita con noi o che possa succedere a me ovviamente mi spaventa e cercherei di fare di tutto per evitarlo.

Ma non posso io e non può lei, perché abbiamo scelto una professione alla base della quale c'è un giuramento (quello di Ippocrate) e averlo pronunciato non è un mero esercizio di lettura: o sei dentro o sei fuori.

Senza escludere tutti gli altri operatori sanitari, trasporti, rifornimenti, servizi che mostrano abnegazione e responsabilità nel loro lavoro, oggi mi sento molto vicino agli insegnanti.

Altra categoria che è stata falciata dai tagli e bistrattata sulle retribuzioni che in questi giorni, volontariamente, con enorme senso di genitoriale affetto, si sono organizzati per non lasciare da soli i propri studenti di ogni ordine e grado.

Accanto a tutte queste persone che combattono e superano quotidianamente l'egoismo ci sono comportamenti opposti che provengono da quelle categorie alle quali una volta ci dicevano di guardare come esempi.

Primi fra tutti i politici. La Merkel e il premier olandese Mark Rutte stanno dimostrando ancora una volta che la UE non esiste. (Come non pensare che quegli stessi fondi li tengano da parte per poter comprare a prezzo di liquidazione pezzi di Italia, Spagna ed altri quando tutto sarà finito?)

I nostri due Matteo (Salvini e Renzi) che muoiono di invidia perché Conte si è trovato ad affrontare l'emergenza quando vorrebbero farlo loro per soddisfare non il desiderio di un buon governo (se avessero quest'idea formerebbero un fronte unico per aiutarsi fianco a fianco) ma il desiderio spasmodico del loro Protagonismo.

I calciatori (non tutti, non tutti) che sono positivi al Coronavirus e fanno incazzare la gente comune perché sui social raccontano come a loro vengono fatti i tamponi a casa mentre nelle stesse grandi città, per un cittadino comune, spesso, il triage telefonico apre uno scenario di totale incertezza e basta.

A quanto pare non c'è una soluzione per evitare tutto questo.

Quello che temo (e forse un po' spero) è che prima o poi si giunga al punto di rottura dove l'egoismo si contrapporrà all'egoismo e non ci sarà più spazio per la resilienza, perché saremo pieni di rabbia verso i divi del calcio, i politici cialtroni e i dittatori economici, quindi ci ribelleremo.

Poi l'Italia vincerà il mondiale e tutto sarà dimenticato.

Nel tempo di bere una tazzina di caffè.


mercoledì 25 marzo 2020

Nevica

L'altra sera mia moglie mi ha chiesto: "Quando si potrà, dove ti piacerebbe andare in viaggio?"
Ho cercato di trovare un luogo che mi attirasse più di tutti gli altri ma non ci sono riuscito.
E così l'ho stupita con la mia risposta "Mah, non mi viene in mente nessuna meta."
Cos'è successo? Sono così spaventato da non voler andare in giro per il mondo? Sono così pessimista che prevedo una chiusura quasi generale dei viaggi?
Mi piacerebbe dire che è colpa del Coronavirus, ma non è così.
E' da almeno un anno che mi sono reso conto di non sentirmi più spinto a viaggiare.
Le mie principali mete nel cassetto erano: Nepal (con escursione per poter vedere le tigri bianche in libertà); Micronesia (per respirare l'atmosfera di Una Ballata del Mare Salato di Hugo Pratt); Giappone (ovviamente nel periodo di fioritura dei ciliegi ma senza dimenticare la statua di Gundam ad altezza naturale); USA (cito a caso New York, Grandi Laghi, Parchi a Tema della Florida per volare con Chewbacca e anche l'equipaggio dell'Enterprise, Las Vegas, San Francisco, Death Valley, beh ci vorrebbero tre mesi, temo...).
Ma ora nessuna mi attira più.
Ho paura di rimanere deluso. Preferisco sognarle, leggerne, vederle su Google Maps o nei documentari, immaginarle. E immaginando posso viaggiare in tanti altri posti come la Terra di Mezzo, il pianeta Arrakis, il pianeta Tschai...
Insomma sto messo così, e non mi sento deluso o costretto, accetto semplicemente il fatto che probabilmente non vedrò mai quei posti, ma non vuol dire che non possa andarci lo stesso.
Fuori nevica da un paio di giorni, un amico ha detto "calato l'inquinamento è tornata la neve" ed è una frase che mi è piaciuta tantissimo.
Amo la neve anche quando arriva inaspettata.
E a proposito di neve, recuperate o leggete per la prima volta l'Eternauta, un fumetto che inizia con una nevicata scritto da un fumettista fatto scomparire dalla dittatura argentina nel 1978.
E, ovviamente, bevete un buon caffè.

domenica 22 marzo 2020

Carta Assorbente

Oggi mi sento fatto di carta assorbente.
Le pazienti vengono in ambulatorio e scaricano la loro ansia, colleghi e colleghe vengono da me e scaricano la loro ansia, mia moglie (anestesista) torna a casa e non parla di altro che di lavoro, sta al telefono costantemente con i colleghi per affrontare la nuova organizzazione dei turni e i casi Covid e scarica la sua ansia.
Io non scarico l'ansia con nessuno.
La prenderò come test, vedremo se e quando ho un punto di rottura.
Io quello che (dicono gli altri) "Menomale mi dai tanta tranquillità."
Già, eppure non è che racconto favole, mi limito solo a ricordare a tutti che dobbiamo affrontarla un giorno alla volta preoccupandoci un giorno alla volta altrimenti non scenderemmo nemmeno più dal letto al mattino.
Tutto qui.
Basta, penso che oggi aprirò Moby Dick  uno dei miei libri da rilettura e mi concederò qualche capitolo. C'è la balena bianca, la forza della natura, la superba vendetta di Achab, il mare indomabile, i capitoli di erudizione su balene, capodogli e la loro caccia.
Aprirò le pagine e sarà salsedine, viaggio nel mare e nell'anima.
"Chiamatemi Ismaele."

sabato 21 marzo 2020

La Morte Gioca A Dadi

Mi volete dire che non avete paura della morte?
Perché è di questo che si tratta.
Fino a qualche settimana fa, più o meno consapevolmente, continuavamo a vivere la nostra vita convinti di potere avere un qualche controllo sulla sua fine, mettendo in atto tutti quei meccanismi che da sempre l'essere umano utilizza.
Cercare di non pensarci, augurarsi che arrivi "il colpo secco", continuare a raccontare a se stessi che, si in fondo lo sappiamo e non ci fa paura, che quando si spegne la luce nemmeno sai che si è spenta e... pufff... che dall'altra parte del tunnel c'è la luce insieme a tutti quelli che abbiamo amato(animali da compagnia compresi) ad aspettarci...
Poi però, guarda caso, un frammento di RNA che vuole riprodursi inizia ad impazzare e uccidere gli umani utilizzandoli come terreno di coltura.
Già, è questo che fa il Coronavirus: cerca un terreno adatto dove riprodursi e lo trova nei nostri polmoni che intasa di secrezioni fino a non farci più respirare. E lo fa indiscriminatamente.
Avete mai giocato a un gioco di ruolo tipo Dungeons & Dragons? Avete mai fatto il master in un gioco del genere?
Se la risposta è affermativa vi sarà anche capitato, come giocatore o come master, di trovarvi in una situazione in cui tutto il gruppo era in pericolo e di sicuro qualcuno sarebbe morto.
E allora si faceva il "check" con i dadi. Ognuno tirava il suo e, in base alle regole della storia, qualcuno moriva e qualcun'altro no.
Ogni giorno che ci svegliamo nel nostro letto, annoiati di dover rimanere in casa ancora una volta, ogni giorno noi facciamo questo "check" con i dadi.
E se continuiamo a farci angosciare dai notiziari, o ci dedichiamo a letture, serie tv, esperimenti in cucina, ecc.. vuol dire che il check è andato bene.
In quello stesso giorno a qualcuno invece è andato male.
Si, magari non è solo il tiro di un dado, ci sono cofattori che determinano l'infezione prima e la morte poi delle vittime quotidiane.
Ma non ditemi che chiudendo gli occhi non riuscite a vedere davvero la mano scheletrica, bianca che fa capolino dall'ampio saio oscuro, a sentire il rumore dei dati che rimbalzano legnosi tra quelle ossa prima di essere lanciati.
Perché ci riuscite tutti.
Ed è inutile trasformare questo in una presunta lotta di classe sperando che i potenti muoiano invece della gente comune. Non è così che cambieremo chi governa la Terra. Potremo cambiarli, forse, se riusciremo a guardarli in faccia per quelli che davvero sono, per come si stanno comportando in questa emergenza e poi ricompensarli quando avremo la possibilità di votarli.
Ricordiamocelo anche nei confronti dei personaggi di cultura, sport e spettacolo. Vediamoli per quelli che sono davvero. Ci sono quelli che si stano impegnando raccogliendo fondi, donando di tasca propria, intrattenendo gratuitamente sui social oppure offrendo le loro opere gratuitamente in formato digitale.
Ciascuno secondo il proprio senso di generosità, condividendo con noi l'isolamento e la paura quotidiana.
Altri se la sono filata, anche prima dell'emergenza, nelle loro ville sicure e continuano a fare la vita di sempre perché si ritengono più furbi di tutti noi.
Ed è inutile che cerchino di ripulire la loro immagine donando quote ragguardevoli di Euro, almeno questo è quello che penso io, perché me lo ricorderò.
Quello che temo è che, una volta tornati alla normalità, il deludente circo mediatico della politica nostrana torni a girare come sempre con almeno metà degli italiani che si lasceranno abbindolare di nuovo da politici barzellettieri, comici in preda a deliri messianici, buzzurri in felpe e tutti gli altri.
Vorrei tanto avere torto.
Per ora vado a bermi un caffè.



giovedì 19 marzo 2020

Echi

Ieri sera sono uscito sul balcone a prendere il secchio della spazzatura da portare fuori e la persiana ha sbattuto contro il muro. L'eco del rumore è rimasto per un po' come in un pomeriggio di calura estiva.
Passano rade auto che si sentono da lontano e riecheggiano a lungo. Gli echi si stanno impadronendo del silenzio prima saturato da ogni genere di suoni. Anche le nostre vite iniziano a riecheggiare dopo quasi due settimane (e in previsione di diverse altre) di isolamento. Penso sia il momento, questo, di vivere giorno dopo giorno ma senza lasciarci obnubilare su quello che potrebbe essere il futuro. Stiamo dimostrando senso di responsabilità abituandoci ad un nuovo stile di vita che, ci auguriamo, lascerà il posto a qualcosa di vecchio ma anche diverso. Però, lo sapete, non riesco ad essere buono fino in fondo, e mi dico: queste prove generali di controllo totale della popolazione sembrano funzionare bene. Noi dimostriamo di saper obbedire se c'è un motivo serio. Ma a nessuno viene in mente che dopo questo a qualcuno, prima o poi, possa venire la tentazione di spingerci per qualche "buon motivo" a bypassare la (assolutamente imperfetta e fallibile) democrazia alla quale siamo abituati? E' un pensiero molesto, un pensiero da lettore di fantascienza, un piccolo prurito che però non va via e mi spinge e vuole essere condiviso con voi.
Beh, poi, per quelli che leggono fumetti, come non ricordare (o consigliare specialmente per il finale) Watchmen di Moore & Gibbons?
E visto che ci siamo rafforzo la dose segnalandovi due film e due libri ovviamente datati (ne ho quasi sessanta, sapete?). I film: Cassandra Crossing e Andromeda (The Andromeda Strain). I libri: La Peste di Camus (ovviamente) e Il Deserto dei Tartari di Buzzati. Tutti da vedere o leggere con accanto il vostro caffè preferito che magari allevia la fame nervosa.
Alla prossima.

martedì 17 marzo 2020

Il caffè del dopocena

No, non ce la posso fare.
Stavolta il blog lo riapro e ci scrivo a raffica.
Riapro il caffè, metto in pressione la macchina e carico anche le bibite nel frigo. MA con calma, che qui per un bel po' non arriverà ancora nessuno.
C'è il Coronavirus.
Il primo pensiero che ho avuto su questa pandemia l'ho già piazzato sui due social che seguo: Twitter ed Instagram.
Ed è questo: "Questa epidemia, questa esperienza sarà un setaccio dal quale non passeremo indenni, scopriremo cose di noi stessi e degli altri che ci sorprenderanno e non sempre in positivo."
Io, ad esempio, ho scoperto che le chiamate dei Call Center non le ferma nemmeno il Coronavirus e che mi danno ai nervi in una tale maniera che ho aggredito verbalmente e con un bel po' di parolacce l'ultima operatrice che mi ha chiamato. Mi piacerebbe riuscire a controllarmi con la prossima, se ci riesco ve lo faccio sapere.
Qui i nervi a fior di pelle ce li abbiamo un po' tutti, specialmente quelli  come me, che lavorano nella sanità. Beh, io sono un ginecologo consultoriale, niente di lontanamente simile a quelli che rischiano ogni giorno in corsia come gli anestesisti e rianimatori (e ne ho sposata una).
Per me lo stress è cercare di far capire alle pazienti che se per due o tre settimane non si muovono da casa e rimandiamo i controlli (il nostro non è un servizio di urgenza) non succede niente di pericoloso. Siamo a disposizione solo delle pazienti in gravidanza e anche loro (se capissero) dovrebbero muoversi solo in caso di estrema necessità. Invece la pandemia le ha rese tutte ansiose e quasi nessuna ci chiama al telefono prima di muoversi. Proprio in queste due settimane che dovrebbero essere le peggiori.
E dunque mi trovo ad essere meno paziente e paterno nello spiegare perché non muoversi e tranquillizzarle.
Per non parlare degli operatori sanitari che (lo so siamo pur sempre umani) si lasciano fuorviare da fake news, gruppi whatsapp e cose simili.
Anche questi mi mettono a dura prova.
Se non siamo per primi noi a pretendere una informazione solo dai canali ufficiali e a seguirla evitando le tentazioni della dietrologia da mentecatti cosa vogliamo sperare dagli utenti?
Ecco, sì... siamo umani, una frase del cazzo che vuol dire che possiamo permetterci di passeggiare ugualmente, cercare di trovare il modo per non andare a lavorare in prima linea, insomma salvare il nostro penoso culo egoista piuttosto che lavorare uniti per uscirne insieme.
Perché accade anche questo.
Beh, complimenti! Proviamo a pensare a quei poveri colleghi della Lombardia ai quali è arrivato uno tsunami di virus senza che nemmeno immaginassero cosa stava accadendo.
Noi abbiamo la possibilità di prepararci all'impatto e nonostante questo continuiamo a frignare!
Tutte queste manifestazioni di altruismo disinteressato non ne vedo, in giro. Ho sentito una anziana signora accusare farmacisti stanchi dai turni continui di essersi accaparrati per se stessi tutta la Vitamina C che "come tutti sanno previene il Coronavirus".
Non mi illudo nemmeno degli incensamenti che stanno facendo al Servizio Sanitario Nazionale e agli operatori. Passata la pandemia torneranno a pretendere e sfancularci, metterci in un angolo e sottrarre fondi per altri interessi.
Perchè, sappiatelo, qui in Umbria, prima che scoppiasse Sanitopoli, gli amministratori e i politici hanno sempre trattato tutti noi operatori sanitari come bestiame da soma.
Quando aprirono il nostro nuovo ospedale ci trovammo a doverci cambiare tutti nel sotterraneo in una zona armadietti che avrebbe fatto schifo anche ai teenager di una scuola superiore delle aree depresse del Missouri. Non me lo dimenticherò mai, come se dovessimo essere puniti oppure vergognarci di essere noi quelli che portavano avanti l'ospedale.
Bah! Io me lo preparo e me lo bevo, questo caffè, e aspetto di poter rivedere qualche faccia amica nel locale. Intanto, magari, continuo a sfogarmi tra le pareti vuote.
Buonanotte.