C'è una riflessione che mi rode dentro e riguarda le donne (evitiamo le solite battute, per favore).
Mi riferisco ad un atteggiamento ancora oggi molto diffuso da parte delle donne italiane nell'ambito lavorativo (nello specifico in sanità): farsi strada a colpi di favori sessuali.
Calmi!
Mi spiego meglio.
Prendo in considerazione medici e infermiere che hanno fatto carriera non (solo) perché valenti professioniste, ma anche per essere diventate amanti di politici, direttori di reparto, cattedratici universitari.
E si trovano molto bene in questo ruolo.
Lo so, non tutte fanno così. Lo so, la colpa è della “fallocrazia” del sistema lavoro.
Però, ripeto, ne conosco diverse (a memoria almeno dodici) che sono ben contente di quello che hanno e di come l'hanno ottenuto soprattutto prevaricando le altre colleghe grazie a gonne corte, décolleté e sbattimento di ciglia.
Allora rifletto: in questo mondo post #metoo io mi aspetterei che donne alle quali venga fatta una proposta del genere siano libere di sputtanare il proponente o addirittura l'intero ambiente se è “quello che ti spinge a farlo.”
Perché, vedete, queste sono poi le donne che quando altre donne vengono molestate e/o aggredite (nel vero senso della parola) sul luogo di lavoro voltano il viso dall'altra parte e, se possono, scoraggiano la vittima a reagire prendere provvedimenti (e anche questo l'ho vissuto).
E questo mi fa bellamente incazzare.
Forse ho preso troppi caffè.
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