venerdì 30 ottobre 2020

Caro me stesso

Caro me stesso,
ti scrivo dal futuro, da un anno bello da scrivere e difficile da vivere: il 2020.
Non aspettarti delle indicazioni per fare investimenti redditizi o vincere alla lotteria. La Sezione Crimini Temporali sottopone a stretta censura ogni messaggio inviato indietro nel tempo.
Questo messaggio dovrebbe arrivarti durante la terza media, e so che stai considerando più o meno consapevolmente cosa fare da grande.
Hai già dovuto rinunciare all'accademia aereonautica di Pozzuoli perché sei un quattrocchi miope, e ti posso garantire che proverai una grande emozione ogni volta che vedrai passare le Frecce Tricolori, accarezzerai anche il desiderio di prendere il brevetto ma poi le vicende della vita ti faranno desistere.
In compenso farai sempre incazzare tutti quelli con cui viaggerai in aereo perché per te, semplicemente, è un fatto naturale e ti diverti. Cerca di non darlo troppo a vedere, la maggior parte degli esseri umani non hanno tutta questa passione per il volo.
Nella tua testa stai valutando se dar retta ai tuoi genitori e fare il Liceo Classico oppure chiedere di iscriverti a quello Artistico. 
In realtà disegni decentemente e sai anche immaginare storie. Potresti, che so, diventare un fumettista. Ma lo sguardo di disapprovazione de tuoi genitori non lo reggeresti.
Ti affascina il mondo dei giornalisti, ma l'incontro con la figlia della tua prof che fa la giornalista ti aprirà gli occhi su cosa vuol dire fare il giornalista in Italia.
Insomma... ti ricordi il tema su Albert Schweitzer? Ti ricordi i pomeriggi a guardare il Dottor Kildare?
Ecco. Farai medicina.
E non avrai rimpianti. E' una professione bellissima. Dovrai studiare come non mai, conoscerai due colleghi universitari con i quali condividerai quattro anni di studio fitto. Ti laureerai in tempo per poter entrare alla scuola di specializzazione di Ginecologia e Ostetricia. E diventerai un drogato di Sala Parto.
Sentirai il tuo cuore in gola mentre una vita nasce e sfiorerai vette sublimi di gratificazione e commozione quando sentirai la testa di un neonato appoggiarsi al palmo della tua mano per farsi estrarre dall'utero quando farai un taglio cesareo.
Sarai un ginecologo di provincia, niente a che vedere con i professori e i primari. Capirai che non hai quel tipo di carattere, non sai stringere alleanze politiche e non ti sai vendere. Ti fiderai troppo di chi dovrebbe insegnarti ad operare e invece tiene per se quelle abilità. Sarai ipercritico con te stesso e del tutto incapace a svolgere una attività privata redditizia.
Proverai la vertigine di essere "l'anziano" in servizio la prima volta in un pomeriggio dorato di ottobre, in una sala parto che somiglia ad una piscina.
Vivrai nel tuo reparto come se fosse più casa di casa tua e lo vedrai cambiare per sempre al punto di non riconoscerlo.
Capirai che non puoi evitare di avere a che fare con politici e amministratori per i quali un reparto ospedaliero si valuta solo mettendo Costi e Ricavi su due colonne senza capire che la medicina è tutt'altro.
Vedrai andare in pensione i tuo colleghi più anziani e imparerai una profonda lezione: finché lavori sei indispensabile, appena vai via non sei più nessuno.
Ricordalo sin da ora, tu sei sostituibile, e la tua ricompensa in termini di gratificazione la riceverai giorno dopo giorno dalle tue pazienti, non aspettarti altro.
Quindi il consiglio che mi auguro ti raggiunga è di tenere bene a mente questa frase per non rimanere deluso. E' tratta dal vangelo di Luca, e dice:
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”
P:S: Non preoccuparti, sarà una bella vita.

lunedì 26 ottobre 2020

Nausea

 


Tante, troppe parole, a mio giudizio.

Inizio ad averne la nausea, anche delle mie stesse.

Serve a qualcosa recriminare?

Era sotto gli occhi di tutti, ad esempio, che per andare a scuola e al lavoro, se bisognava portare l'affollamento al 50% ci volevano due autobus/ treni / metro.

Così come è scontato che sarebbe necessario un nuovo lockdowm, ma ormai impraticabile per evitare una rivolta popolare.

E allora com mia moglie abbiamo deciso di vivere come a marzo. Lavoro, spesa una volta alla settimana, e basta.

Ho scelto anche di non tornare a Messa (e condivido il mugugno degli esercenti di cinema e teatri riguardo il mantenimento delle funzioni religiose).

Non so se basterà, e davvero non so quando e come ne usciremo.

Sto valutando anche quanto silenziare dei social, perchè alla fine la bulimia di parole (e di odio e rabbia, principali sentimenti veicolati dai social) rafforza il senso di nausea di cui sopra.

Mantengo questo spazio di sfogo come mezzo terapeutico.

Ben consapevole di contribuire, in un impeto schizoide, all'affollarsi delle parole

Che restano tante, troppe.

Basterà un caffè a far passare la nausea? 

venerdì 16 ottobre 2020

VAFFANCULO

Negli ultimi giorni ho vissuto almeno settantadue ore di sorda incazzatura nei confronti di: Politici e Amministratori, Genitori e Figli, Gestori di Bar e Discoteche, Tifosi di Calcio e Società Sportive.
Sono sicuro che una buona parte di italiani abbiano continuato a fare il loro dovere per evitare i contagi, ma non è bastato ed ora tutti quelli che hanno rinunciato in estate ad andare in vacanza continuando a lavorare e a proteggere se stessi e i propri cari hanno alte probabilità di tornare in confinamento (che in italiano equivale a lockdown, mi sono rotto di usare termini stranieri, ok?).
Quindi grazie a Politici e Amministratori per i quali improvvisamente solo da settembre si sono palesati i problemi dei trasporti pubblici, dell'apertura delle scuole, della riorganizzazione del sistema sanitario in chiave Covid, dell'approvvigionamento di dosi di vaccino antinfluenzale e presidi di protezione.
Grazie ai Genitori che guardando ai propri Figli adolescenti ("So' ragazzi, devono sfogarsi") hanno continuato a foraggiarli per potersi divertire al mare, nelle città (a proposito, ma non eravamo in crisi? Dopo i mesi di confinamento sembrava non avessimo poi tanti soldi da sputtanare) per poi tornare a casa e dare origine a focolai di infezione.
Grazie ai Gestori di Bar e Discoteche, categorie notoriamente così attente alla salute degli avventori che nel primo caso permettono loro di bere fino allo sfinimento a qualsiasi età purché paghino e nel secondo chiudono ampiamente un occhio sullo spaccio di sostanze dando prova di una condotta così specchiatamente candida e sfolgorante da poter scommettere ad occhi chiusi che ovviamente se ne sarebbero fottuti delle misure di prevenzione di un misero virus "chetantononcolpisceigiovani". Vi do una notizia, l'età media dei ricoverati STA SCENDENDO!
E grazie alle società sportive e ai tifosi di calcio che senza la loro dose settimanale muoiono. Non solo il Coronavirus sta viaggiando tra le squadre, ma da luogo anche a teatrini che rendono ancora di più una farsa diretta solo dal dio denaro quello che dovrebbe essere uno sport. 
L'antica letteratura è piena di storie in cui lo sbruffone di turno, bravissimo a ingannare il prossimo, si salva per il rotto della cuffia e promette ad una entità superiore che, avendo imparato la lezione, non si comporterà mai più così.
Di solito, però, ci ricasca, e la seconda volta ci lascia le penne.
Possiamo ingannare i nostri simili, ma quando dobbiamo confrontarci con le forze della natura (e un Virus è una delle sue espressioni) dovremmo esercitare umiltà, senso di responsabilità reciproca e altruismo.
Ma non siamo fatti così.
Ho deciso di non arrabbiarmi più e di non accettare alcuna provocazione da negazionisti, no vax, presunti tuttologi e simili.
Vivrò quotidianamente la vita come nel confinamento e mi auguro di arrivare alla primavera (quando dovremmo avere più armi contro il Virus) insieme alla persone che amo e che spero sopravvivano come me.
Ovviamente prendendo le mie precauzioni, e facendo il mio lavoro, aiuterò anche tutte quelle teste di cazzo che non lo meriterebbero, ma ho fatto un giuramento, sono un medico, e non mi tirerò indietro.
Però un VAFFANCULO, almeno qui, posso scriverlo.

giovedì 1 ottobre 2020

Kumari

Per un certo periodo la badante di mia suocera è stata una signora dello Sri Lanka di nome Kumari.

Kumari aveva un vagone di buone qualità, ma un difetto fondamentale: non sapeva fare il caffè.
Le potevi dare qualsiasi tipo di polvere e lei ne faceva scempio, ottenendo una bevanda, credetemi, imbevibile.
Ma Kumari era tenace e nonostante cercassi di batterla sulla velocità, arrivavo in cucina che il caffè era già pronto.
Non restava che berlo e ringraziarla per averlo fatto perché per lei quello era un gesto gentile che non mi andava di rovinarle.
Oggi, che pare sia la giornata internazionale del caffè, al ricordo di Kumari si associa quello di Marta, la cameriera di un resort nei dintorni di Otranto dove andammo in vacanza anni fa.
La prima mattina mi portò il primo caffè (buonissimo) poi, una decina di minuti dopo, incrociando il mio sguardo, con un cenno silenzioso si informò se ne volessi un altro, che accettai.
E per i dieci giorni del soggiorno non ci fu bisogno di ripetere, mi portava la prima tazzina, aspettava un po' e mi portava la seconda.
Ma ci pensate mai a come sarebbe senza un caffè? 
No, meglio di no.