Ogni tanto, a Napoli, sparano a un ragazzo più o meno maggiorenne.
Antimo Giarnieri, l'ultima vittima, aveva diciotto anni ed era incensurato.
Notizie come queste passano ormai quasi inosservate, e sotto sotto, anche giustificate con una vago senso di "se l'è sicuramente cercata".
D'accordo, allora provate, per favore, a dare un occhiata al suo profilo Facebook (che ho sbirciato grazie ad un collega, perché su FB io non ci sono) e scoprirete la rabbia di questo adolescente per l'incarcerazione del fratello, l'odio verso gli infami, e una buona base di “gomorrità”.
Dunque se l'è cercata, vero? Cosa volete che faccia uno così se non mettersi nei guai?
Perché non è colpa di nessuno se "una mente debole" si fa traviare da ideali di vita perversi? Non è colpa di nessuno se non gli è stato fatto passare il messaggio che di qualsiasi sesso, orientamento sessuale, provenienza sociale o colore della pelle si sia, nessuno ha il diritto di usare la violenza su un altro essere umano per prevaricarlo.
E allora forse è una colpa generica, la fantastica colpa della "società", che non possiede mezzi né operatori per poter intervenire, a cui segue tutto quel cumulo di lamentazioni social-chic che annebbiano la coscienza e ci lasciano liberi di poter seguire sulla pay tv la prossima stagione di Gomorra.
Noi, bravi e dotati di un senso critico che ci permette di seguire le vicende dei personaggi come fossero quelli delle tragedie greche ma di non aspirare ad una vita di violenza e organizzazioni criminali.
Noi che viviamo nelle stesse città dove ragazzi giovani e arrabbiati, che vivono di diseguaglianza sociale, invece, si lasciano imbibire da questi esempi senza aver alcun modo di criticarli perché, anche senza violenza, quelli che vanno avanti sono comunque i più "figli di puttana".
Non è certo colpa di Roberto Saviano che ha dichiarato al Mattino di Napoli: “L’artista è responsabile di ciò che racconta, nessun dubbio su questo: la funzione pedagogica dell’arte può esistere, ma questa pedagogia non segue un meccanismo così semplicistico, non è che se io racconto di un killer, chi legge uccide, o se io, al contrario, racconto di Francesco d’Assisi, chi legge diventa santo. In questo caso sarebbe semplice: facciamo così tante serie tv in Italia di una bontà banale e scontata che avremmo un paese di buoni, simpatici e onesti”.
Non è certo colpa di Salvatore Esposito (Genny Savastano) che ha scritto su FB: “I nostri personaggi meritano di morire, TUTTI , ma vi prego esaltate l’esempio POSITIVO ed il talento di Attori/Artisti NAPOLETANI del calibro di Marco d’Amore, Cristina Donadio, Mariapia Calzone, Fortunato Cerlino e di tanti altri che hanno preso parte a #Gomorralaserie. Grazie di cuore !!!”
E non è nemmeno colpa di Marco d'Amore che interrogato in merito ha detto che allora anche i film di Scorsese sui Bravi Ragazzi Mafiosi andrebbero banditi dal cinema americano.
Insomma se ogni tanto, a Napoli, sparano a un ragazzo più o meno maggiorenne non è colpa di nessuno.
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