Mi piace il jazz.
E il merito va ad una collezione di 33giri da edicola della Fabbri Editori che si intitolava I Grandi del Jazz. Mio padre li acquistò tutti ed io ero libero di metterli su come e quando mi pareva (altri suoi dischi erano intoccabili).
Immaginate che goduria quando scelsi come sede universitaria Perugia e scoprii che in estate c'era Umbria Jazz.
L'emozione di ascoltare dal vivo quelli che per me erano miti dei quali avevo letto le biografie fu grande.
E altrettanto grande fu lo stupore nel confrontarsi con pregi, difetti e intemperanze degli artisti, uno fra tutti: Keith Jarrett, famoso per pretendere totale silenzio dal pubblico che in più di una occasione maltrattò perché c'erano stati flash e colpi di tosse (una volta addirittura per il rumore di apertura di una bottiglietta di acqua minerale).
Bisogna dire che questo comportamento è sempre stata una sua caratteristica, e lui ha ammesso in qualche intervista che questi rumori ed eventi molesti "bloccano il flusso della musica che ho in mente".
Mister Jarrett ha compiuto 75 anni ieri, 8 maggio 2020, quindi ieri sera mi sono ritrovato sul divano in soggiorno ad ascoltare il suo album The Koln Concert.
Spero che lo conosciate.
E' un flusso di musica improvvisata che scaturisce da Jarrett, attraversa il pianoforte e riempie l'anima di chi ascolta.
Chiudi gli occhi e ti dissolvi, disinteressandoti delle intemperanze dell'artista, diventando un canale del flusso della musica, esattamente come è successo a me anche ieri sera.
Era quasi come essere all'Arena Santa Giuliana d Perugia ed ascoltarlo dal vivo, tanto che mi è venuta voglia di uno di quei bei bicchieri di Heineken fredda tipici di Umbria Jazz.
A dir la verità in frigo la birra c'era, ma ho evitato di alzarmi.
Hai visto mai, mi sono detto, che Jarrett si incazza e smette di suonare?!
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