sabato 23 maggio 2020

Falcone

23 maggio 1992: attentato di Capaci, muore Giovanni Falcone.
Ieri, in radio, ho risentito questa sua frase:
«L'importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio, è incoscienza.»
Sono parole forti, di quelle che ti fanno pensare ad un uomo granitico, di quelle che potrebbe pronunciare l’eroe di un film di Hollywood (lungi da me offendere la memoria di Falcone e della sua scorta con un simile paragone, sia chiaro) prima di entrare nel covo dei cattivi dove, armato solo del proprio coraggio, ucciderà tutti gli scagnozzi e assicurerà il capo alla giustizia.
Nella vita reale, però, va diversamente. Come sappiamo tutti.
Ventotto anni dopo i suoi colleghi proseguono ad arrestare mafiosi, commissariare consigli comunali, addirittura emettere avvisi di garanzia per operazioni mafiose sugli acquisti di materiale sanitario per la pandemia!
Perché?
Non ditemi che non vi siete mai posti questa domanda.
Io una mezza idea me la sono fatta.
Noi, popolo italiano, siamo geneticamente indotti ad essere proni al potente di turno di cui subiamo il fascino, obliamo i difetti ed aneliamo l’elemosina.
Siamo così, vigliacchi e servili.
Ed è anche ora di dire chiaramente che se in Sicilia si chiama Mafia, in Campania Camorra, in Calabria Ndrangheta, in Puglia Sacra Corona Unita, nelle altre regioni si chiama Sistema, ed esiste ovunque.
E’ la rete che connette imprenditori, uomini politici e finanza, tutti uniti da un denominatore comune: il denaro.
Uno degli esempi è: se vuoi vivere alla grande, e a questo scopo intraprendere una carriera politica o imprenditoriale hai bisogno di denaro e la via più breve è prendere il loro denaro, quello facile che ti lega al Sistema.
Così diventi il potente del luogo, il padrone della città, della provincia, della regione, riverito da quelli ai quali fornisci lavoro e che ti difenderanno contro tutto e tutti, che tiferanno per te sempre, perché l’allenatore della squadra del cuore puoi anche criticarlo critichi, ma il potente lo adori incondizionatamente.
Guardatevi intorno dove vivete, sono certo che ognuno conosce almeno una realtà piccola o grande di questo genere.
Lo so, non è sempre così, ci sono cittadini, imprenditori, uomini politici e della finanza onesti ed etici, ma restano ancora una minoranza inefficace.
La pervasività del Sistema è troppo radicata per permettere di eliminarlo con un colpo di spugna. Bisognerebbe riformare la società dalla scuola, insegnare il senso critico alle persone, ma farlo realmente, in modo da creare talmente tanti cervelli funzionanti da poter concretizzare giudizio ed azione contro tutto questo.
E forse, come dicevo prima, siamo geneticamente tarati.
Geneticamente vigliacchi. Io per primo.
Vi faccio una domanda, avete letto in questo post qualche riferimento specifico a nomi e zone?
No. Eppure ce ne sarebbero da fare. Ma non ho il coraggio di farlo, da solo.
Ecco perché risentire quelle parole di Falcone mi ha fatto venire mal di stomaco.
Perché con la mia vigliaccheria non solo mi sento complice del suo attentato, ma rinnovo la sua morte ogni giorno, girando lo sguardo dall’altro lato e proseguendo a vivere questa vita vigliacca e servile.

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