martedì 17 marzo 2020

Il caffè del dopocena

No, non ce la posso fare.
Stavolta il blog lo riapro e ci scrivo a raffica.
Riapro il caffè, metto in pressione la macchina e carico anche le bibite nel frigo. MA con calma, che qui per un bel po' non arriverà ancora nessuno.
C'è il Coronavirus.
Il primo pensiero che ho avuto su questa pandemia l'ho già piazzato sui due social che seguo: Twitter ed Instagram.
Ed è questo: "Questa epidemia, questa esperienza sarà un setaccio dal quale non passeremo indenni, scopriremo cose di noi stessi e degli altri che ci sorprenderanno e non sempre in positivo."
Io, ad esempio, ho scoperto che le chiamate dei Call Center non le ferma nemmeno il Coronavirus e che mi danno ai nervi in una tale maniera che ho aggredito verbalmente e con un bel po' di parolacce l'ultima operatrice che mi ha chiamato. Mi piacerebbe riuscire a controllarmi con la prossima, se ci riesco ve lo faccio sapere.
Qui i nervi a fior di pelle ce li abbiamo un po' tutti, specialmente quelli  come me, che lavorano nella sanità. Beh, io sono un ginecologo consultoriale, niente di lontanamente simile a quelli che rischiano ogni giorno in corsia come gli anestesisti e rianimatori (e ne ho sposata una).
Per me lo stress è cercare di far capire alle pazienti che se per due o tre settimane non si muovono da casa e rimandiamo i controlli (il nostro non è un servizio di urgenza) non succede niente di pericoloso. Siamo a disposizione solo delle pazienti in gravidanza e anche loro (se capissero) dovrebbero muoversi solo in caso di estrema necessità. Invece la pandemia le ha rese tutte ansiose e quasi nessuna ci chiama al telefono prima di muoversi. Proprio in queste due settimane che dovrebbero essere le peggiori.
E dunque mi trovo ad essere meno paziente e paterno nello spiegare perché non muoversi e tranquillizzarle.
Per non parlare degli operatori sanitari che (lo so siamo pur sempre umani) si lasciano fuorviare da fake news, gruppi whatsapp e cose simili.
Anche questi mi mettono a dura prova.
Se non siamo per primi noi a pretendere una informazione solo dai canali ufficiali e a seguirla evitando le tentazioni della dietrologia da mentecatti cosa vogliamo sperare dagli utenti?
Ecco, sì... siamo umani, una frase del cazzo che vuol dire che possiamo permetterci di passeggiare ugualmente, cercare di trovare il modo per non andare a lavorare in prima linea, insomma salvare il nostro penoso culo egoista piuttosto che lavorare uniti per uscirne insieme.
Perché accade anche questo.
Beh, complimenti! Proviamo a pensare a quei poveri colleghi della Lombardia ai quali è arrivato uno tsunami di virus senza che nemmeno immaginassero cosa stava accadendo.
Noi abbiamo la possibilità di prepararci all'impatto e nonostante questo continuiamo a frignare!
Tutte queste manifestazioni di altruismo disinteressato non ne vedo, in giro. Ho sentito una anziana signora accusare farmacisti stanchi dai turni continui di essersi accaparrati per se stessi tutta la Vitamina C che "come tutti sanno previene il Coronavirus".
Non mi illudo nemmeno degli incensamenti che stanno facendo al Servizio Sanitario Nazionale e agli operatori. Passata la pandemia torneranno a pretendere e sfancularci, metterci in un angolo e sottrarre fondi per altri interessi.
Perchè, sappiatelo, qui in Umbria, prima che scoppiasse Sanitopoli, gli amministratori e i politici hanno sempre trattato tutti noi operatori sanitari come bestiame da soma.
Quando aprirono il nostro nuovo ospedale ci trovammo a doverci cambiare tutti nel sotterraneo in una zona armadietti che avrebbe fatto schifo anche ai teenager di una scuola superiore delle aree depresse del Missouri. Non me lo dimenticherò mai, come se dovessimo essere puniti oppure vergognarci di essere noi quelli che portavano avanti l'ospedale.
Bah! Io me lo preparo e me lo bevo, questo caffè, e aspetto di poter rivedere qualche faccia amica nel locale. Intanto, magari, continuo a sfogarmi tra le pareti vuote.
Buonanotte.

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