mercoledì 3 marzo 2021

Frammenti 2

 Sono un coglione.

Mi sono sempre reputato fortunato, ho sempre pensato che la vita che facevo era bella e che dovevo riconoscenza ai miei genitori che avevano lavorato per farmi studiare e alla società che mi offriva questa possibilità. Allo stesso tempo questa mentalità mi ha portato a preoccuparmi di chi non aveva le mie possibilità cercando con la mia vita, il mio lavoro e anche le scelte politiche, di costruire un mondo migliore.

Ecco perché sono un coglione.

Non serve a nulla. Nessuno è capace di preoccuparsi degli altri, nessuno è disposto ad impegnarsi davvero per aiutare gli altri in nessun modo e in nessuna stratificazione sociale.

La pandemia lo ha chiaramente dimostrato. Non importa se sei un miliardario o un pezzente, l'importante è farti i cazzi tuoi a scapito degli altri. Guardare solo al tuo benessere e fottertene di quello generale. Dire che sei d'accordo a restrizioni, lockdown, mascherine e tutto il resto salvo trovare il tuo personale modo per fregartene delle regole e continuare a fare la vita di sempre, che sia la vacanza al Billionaire o ciuccarsi con gli amici al bar.

Beh, questo mi fa altamente girare le palle.

Perché io mi alzo tutte le mattine e vengo al lavoro per visitare e curare i problemi medici delle mie utenti di cui sicuramente fanno parte anche quelle che, insieme alle loro famiglie, non hanno comportamenti rispettosi delle regole antiCovid. E perché io dovrei stare qui a curarle se loro quando devono collaborare se ne fottono?

Perché ho fatto un giuramento?

Comodo, troppo comodo.

Mi piacerebbe davvero poter vivere come il Marchese del Grillo enunciando il sommo concetto: “Io so io e voi non siete un cazzo.” Cioè come fanno almeno i due terzi degli italiani.

Ma non ci riesco, quindi mi sento frustrato.

Insomma, sono un coglione.

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